giovedì 26 aprile 2007

Ateneo Siena in scandalo concorsi...chi l'avrebbe detto...

Anche l'università di Siena, fiore all'occhiello fra gli atenei italiani, è coinvolta in quello che è stata definita concorsopoli. I concorsi alterati, gli accordi sottobanco per mandare in cattedra i protetti sono stati scoperti anche in questa antica università che ha 766 anni di vita e una lunga e prestigiosa fama, svilendola. Dopo un blitz dei carabinieri fra i candidati, per ben sei docenti è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Dopo lo scandalo, così come riporta Il Messaggero i vertici accademici stanno tentando di ripristinare l'ordine e le regole,ma la procura sta andando avanti. E' di pochi giorni fa la decisione di chiedere il rinvio a giudizio dei docenti per due concorsi, da associato e ricercatore su cui gravano pesanti sospetti. Due le denunce: una è di Antonella Fioravanti, reumatologa costretta a disertare il concorso perché aveva scoperto che tutto era stato deciso ancor prima delle prove. Avrebbe dovuto piegare la testa e magari accettare una promessa futura di "sistemazione". Ma la Fioravanti non c'è stata e ha deciso di denunciare il fatto con la speranza che la sua storia possa in futuro servire ad altri.

Il bando in questione era datato 3 maggio 2005. Riguardava un posto da associato. Lei esclusa dal sistema, l'11 febbraio 2006 decide di andare a parlare alla Procura che fa scattare il blitz dei carabinieri. Nel blitz fu sequestrato il pc del candidato che poi vinse il controllo, nel quale furono trovate pesanti prove. Ma questo caso non è l'unico. La procura sta indagando anche su un altro concorso, indetto il 27 aprile 2005. Nel mirino i commissari e il vincitore. Stavolta a sporgere denuncia è un criminologo Silvio Ciappi secondo cui per la cattedra della sua materia, criminologia, i commissari anziché dare temi sulla materia hanno dato statistica e igiene generale, "per favorire ovviamente-come lui denuncia - un certo candidato". Ora, però sia la Fioravanti sia Ciappi possono tirare un sospiro di sollievo. La Procura infatti, finalmente, sta cercando di fare chiarezza.

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