sabato 5 aprile 2008

LA CASTA DI SIENA


Da Dagospia
In giro per l'Italia non se ne trova una copia e le ultime bisogna cercarle nella libreria Feltrinelli di Siena.
"La Casta di Siena" di Raffaele Ascheri è un volumetto di 175 pagine che racconta gli intrecci di potere tra i personaggi che contano nella città toscana. Non è un gran libro, ma serve per capire meglio che cosa lega massoni, alti prelati e banchieri nel regno del panforte e del panpepato.

Tra i legami forti del potere senese c?è in prima fila quello tra il calabrese Giuseppe Mussari, presidente di MontePaschi, e Gabriello Mancini, presidente dell'omonima Fondazione. I due si conoscono da molti anni, poi con un salto incredibile che si spiega soltanto con l'appartenenza politica, sono riusciti a conquistare, insieme all'ex-sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, le poltrone che contano nella comunità locale.

Nel libro sulla Casta di Siena si legge che il 46enne Mussari, dopo studi infruttuosi di medicina in Calabria, a soli 39 anni e con le amicizie giuste, arriva a dirigere la Fondazione. Ha un fratello esperto di economia, che pare ne capisca di finanza ben più di lui, ma ciò che conta nella vita del boccoluto Mussari è comunque l'amicizia con Gabriello Mancini che dopo il diploma di ragioniere, ha lavorato in una Usl ed è diventato improvvisamente un grande personaggio.

Oggi Mancini parla dalle colonne del Sole 24 Ore e dichiara di essere pronto a sostenere l'amico Mussari nell'acquisto di Antonveneta, la banca strapagata per oltre 8 miliardi che alle quotazioni odierne si sarebbe potuta comprare per meno di 6. Mancini, che adesso occupa la carica di presidente della Fondazione Monte dei Paschi, non ha dubbi: tirerà fuori quasi 3 miliardi di euro cash anche a costo di dismettere gran parte del patrimonio della Fondazione.

Il potere senese che lega curia, banca, massoneria e politica è pronto a stringersi intorno al boccoluto Mussari per sostenerlo nella sua discutibile impresa. Non la pensano così gli ex-compagni dell'Unipol, che dopo il bagno di sangue di Giovanni Consorte, non sembrano avere intenzione di seguire il tandem Mussari-Mancini nella sua avventura.

giovedì 3 aprile 2008

VINI/ BRUNELLO (forse): 7,1 MLN BOTTIGLIE IN 2007 E GIRO AFFARI DI 120 MLN

Da AliceNotizie

Primo vino italiano a ottenere Docg, ora a rischio d'immagine

Roma, 3 apr. (Apcom) - Un nuovo duro colpo ad uno dei prodotti di punta del Made in Italy arriva da una indagine della procura di Siena su presunte irregolarità nel rispetto del disciplinare di produzione del vino Brunello di Montalcino. L'inchiesta scuote il mondo di appassionati e produttori di vino, riuniti al Vinitaly di Verona: sono tredici le aziende coinvolte e quattro di queste, la Castello Banfi, la Marchesi de' Frescobaldi, la Argiano e la Tenuta Col D'Orcia, hanno subito dei sequestri sull'annata 2003. Nessun rischio, comunque, per la salute dei consumatori, ha spiegato il ministro per le Politiche agricole Paolo De Castro, perchè l'inchiesta interessa "il rispetto del disciplinare" e non l'utilizzo di sostanze pericolose nel vino.

Il presidente del Consorzio di tutela del Brunello, Francesco Marone Cinzano, sottolinea che "la maggior parte dei 250 produttori di Brunello di Montalcino lavora nel rispetto del discplinare. Per questo motivo dico che chi ha sbagliato deve pagare. Si tratta di 4 produttori, sono pochi casi, e per questo il consumatore può stare tranquillo". Ma a subire i danni di immagine potrebbe essere l'intero comparto produttivo che, secondo i dati del Consorzio, vanta una produzione media annua di 7,1 milioni di bottiglie (il numero varia a seconda della qualità dell'annata), di cui il 60% è venduto all'estero.
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continua